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Ciproterone Acetato

Oggi l’antiandrogeno più usato, più maneggevole e più potente è il ciproterone acetato, steroide derivato dal 17 idrossiprogesterone, dotato di marcata attività progestativa ed antigonadotropa da blocco ipofisario. Il suo meccanismo di azione, a livello periferico, è legato alla competizione con il diidrotestosterone per lo stesso recettore citosolico intracitoplasmatico.

Si tratta, quindi, di meccanismo antiandrogeno “recettoriale”. Il ciproterone si lega al recettore citosolico con maggiore affinità del diidrotestosterone. È ormai storico il cosiddetto “trattamento sequenziale inverso”, di Hammerstein e Cupceancu (1969), i primi a trattare per via generale le donne affette da acne, seborrea e irsutismo con 100 mg di ciproterone acetato associati a 0,05 mg di etinilestradiolo per i primi 10 giorni del ciclo mestruale seguiti da 11 giorni di solo estrogeno.

Oggi il dosaggio più utilizzato nelle associazioni estroprogestiniche è quello di 0,035 mg di etinilestradiolo e 2 mg di ciproterone acetato in cicli di 21 giorni, sotto forma di pillola anticoncezionale, attualmente reperibile in commercio come specialità medicinale. A questi bassi dosaggi, seppur validi nella seborrea e nell’acne, non si hanno effetti, sufficienti, o comunque soddisfacenti, nell’irsutismo e nell’alopecia androgenetica femminile.

È pertanto consigliabile associare al contraccettivo, nei primi 10 giorni di terapia, l’assunzione di ciproterone acetato al dosaggio di 50 o 100 mg/die, facendo poi seguire 11 giorni con la sola specialità estroprogestinica. È forse superfluo ribadire che tale terapia antiandrogena è strettamente riservata al sesso femminile, e deve essere protratta per anni prima di poter sperare di ottenere un risultato valido e stabile nel tempo.

Questo farmaco, può anche essere usato topicamente a concentrazioni di 0,5%-1% in soluzione idroalcolica. Con l’uso topico si possono ottenere a livello cutaneo concentrazioni superiori di quelle ottenibili per via orale, evitando, nel contempo, gli effetti sistemici che ne precludono l’utilizzo nel maschio. Con l’assunzione topica non sono state evidenziate alterazioni nelle concentrazioni plasmatiche delle gonadotropine e del testosterone, ciò si pensa sia dovuto a uno scarso (o assente) assorbimento o per una rapida inattivazione metabolica locale simile a quella del progesterone.

I netti miglioramenti dei tricogrammi dei pazienti trattati depongono, altresì, per l’efficacia topica dell’ormone. Nelle donne il risultato terapeutico sul defluvio, sull’acne e sulla seborrea della associazione orale etinilestradiolo-ciproterone si presume, dovuto più all’effetto dell’estrogeno ed al blocco della steroidogenesi ovarica piuttosto che all’effetto del ciproterone; inoltre, da quando la dose di etinilestradiolo nella associazione etica è stata portata da 50 a 35 microgrammi, la capacità terapeutica sull’acne e sulla seborrea appare assai compromessa (l’efficacia sul defluvio è, peraltro, sempre stata molto aleatoria).

É opportuno rilevare che, poiché l’azione antiandrogena prevalente del ciproterone è dovuta alla sua affinità con il recettore citosolico del diidrotestosterone, un trattamento per uso topico di ciproterone associato a finasteride per via generale realizza un blocco sequenziale del metabolismo intrafollicolare del testosterone (effetto sinergico) con una buona efficacia terapeutica. Secondo una review sulla terapia ormonale per l’AGA nella donna effettuata nel 2008 diversi studi suggeriscono che il ciproterone acetato con o senza l’etinilestradiolo e lo spironolattone possono migliorare l’alopecia androgenetica femminile nelle pazienti con assetto ormonale normale.

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